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al testo di Ivan Pozzoni
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Dopo anni, la mia insana curiosità mi ha costretto a ritornare dal medico dei matti, son sempre stato interessato a definire i confini tra mie inadeguatezze e società anti-sociale, se l’esimio dottore mi rasserena, ogni tanto, sull’inesistenza, in me, d’ogni malattia mentale riesco a scucire 80€, a seduta, con fattura, senza avere i muscoli contratti.
Questa volta l’illustre luminare, che illumina il buio del mio vuoto esistenziale, mi ha avvinto d’uno sguardo fulminante, dicendomi «lei si è arreso», lei che era un combattente, non riesco a non ammettere di dover registrare, nella sua espressione, una sindrome confusionale che blocca la sua bravura al non far niente.
Domando, imbarazzato dall’aver deluso il mio utente bancomat favorito, «come facciamo a rigettare addosso tutta la responsabilità del mio star male ai danni sicuramente cagionati da anni e anni di costante impasse sociale?», non vorrei si diffonda la notizia sia mia la colpa d’essere impazzito.
Pontifica il medico corrucciato, «No, non ha seguito i miei comandamenti: a] dire sempre ciò che crede, senza tenersi dentro emozioni stressanti, b] metabolizzare, finalmente, che ha la sfortuna d’esser circondato da troppi deficenti». Quindi, subito mi scappa, «sono, dunque, a rigor statistico certo d’avere un deficiente davanti».
Col medico dei matti non funziona, è una iattura, ogni forma d’insulto è inclusa tra le voci di fattura. Se voglio cominciare a smettere di buttare via danari conviene che riinizi a dare dei cojoni, aggratis, a artisti e a critici letterari.
[Cherchez la troika, 2016] |
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