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Il medico dei matti

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Dopo anni, la mia insana curiosità mi ha costretto a ritornare dal medico dei matti,

son sempre stato interessato a definire i confini tra mie inadeguatezze e società anti-sociale,

se l’esimio dottore mi rasserena, ogni tanto, sull’inesistenza, in me, d’ogni malattia mentale

riesco a scucire 80€, a seduta, con fattura, senza avere i muscoli contratti.

 

Questa volta l’illustre luminare, che illumina il buio del mio vuoto esistenziale,

mi ha avvinto d’uno sguardo fulminante, dicendomi «lei si è arreso», lei che era un combattente,

non riesco a non ammettere di dover registrare, nella sua espressione, una sindrome confusionale

che blocca la sua bravura al non far niente.

 

Domando, imbarazzato dall’aver deluso il mio utente bancomat favorito,

«come facciamo a rigettare addosso tutta la responsabilità del mio star male

ai danni sicuramente cagionati da anni e anni di costante impasse sociale?»,

non vorrei si diffonda la notizia sia mia la colpa d’essere impazzito.

 

Pontifica il medico corrucciato, «No, non ha seguito i miei comandamenti:

a] dire sempre ciò che crede, senza tenersi dentro emozioni stressanti,

b] metabolizzare, finalmente, che ha la sfortuna d’esser circondato da troppi deficenti».

Quindi, subito mi scappa, «sono, dunque, a rigor statistico certo d’avere un deficiente davanti».

 

Col medico dei matti non funziona, è una iattura,

ogni forma d’insulto è inclusa tra le voci di fattura.

Se voglio cominciare a smettere di buttare via danari

conviene che riinizi a dare dei cojoni, aggratis, a artisti e a critici letterari.

 

     [Cherchez la troika, 2016]

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 Ivan Pozzoni - 09/03/2018 02:47:00 [ leggi altri commenti di Ivan Pozzoni » ]

Comunque sono a 18.100.

 Ivan Pozzoni - 09/03/2018 02:37:00 [ leggi altri commenti di Ivan Pozzoni » ]

Calcio come un somaro, sai.

Giosuè, poeta moderno e grande - non ramingo, affamato, ospite di caprai, come l’antico Omero; ma (ohimè!) commendatore lucido e rotondetto nelle corti e tra i ben nutriti- maravigliato dal mio guardare attonito chiesemi con dolcissimo suono di rime:

Oltre la siepe, o antico paziente, de l’odoroso biancospino fiorito,
che guardi tra i sambuchi a l’oriente con l’accesa pupilla inumidita?”
Io non guardo all’oriente, o poeta, ma guardo al mondo che è del tutto ... disorientato.

Guardo a questa matta popolazione di asini divisa in due categorie: gli asini da soma; e gli asini d’oro.
I primi vanno ai campi; i secondi stanno alla greppia.
I primi portano la farina; i secondi ... la mangiano!
Guardo al fenomeno curioso, e ne penso la causa: perché tutto ciò?
Perché i primi hanno il basto; e i secondi ... il bastone.
Oh vivaddio ... basta! Io, nato fra gli asini da soma, non penso l’ardente Arabia e i padiglioni di Giob,
ma penso, per Giobbe! che è ora di finirla, e col primo vagito mando un raglio di ribellione:
compagni di fatica! sprangate a calci a destra, a sinistra ... e al centro!
Buttate il basto! E frantumate il bastone!
Per tutti la fatica! Per tutti la farina!

[da Prendendo il trotto, L’Asino, n.1/1892]

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